Sette sfumature di Barolo

Sette Baroli e Sette Comuni, sette sfumature dello stesso grande vino e sette storie di vita: si può riassumere così la Masterclass a cui ho partecipato sabato 16 novembre, su graditissimo invito di VisitLMR, nell’ambito della Fiera Internazionale del Tartufo Bianco d’Alba. Una masterclass organizzata da Visit LMR e Falstaff Italia, la nuova rivista enogastronomica online che sbarca nel nostro Paese dopo oltre quarant’anni di successo nel settore per lettori di lingua tedesca.
Un weekend, quello del 16 e 17 novembre, con tre appuntamenti con queste Masterclass, nuovissima proposta tra le iniziative correlate alla Fiera del Tartufo, ospitata dall’altrettanto nuova ed elegante Sala Riolfo, nel Cortile della Maddalena, ad Alba. Queste esperienze hanno condotto i partecipanti alla scoperta di vini di eccellenza del territorio e delle storie di vita che si nascondono dentro capolavori racchiusi in prestigiose bottiglie.

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Quella a cui ho partecipato io ha riguardato il racconto di sette espressioni di eccellenza del Barolo, da sette Comuni diversi. Una masterclass che è andata oltre le classiche versioni di questi incontri: brevi ma efficaci riferimenti alle caratteristiche dei singoli Baroli in degustazione, tanto spazio al racconto delle storie di chi si prende cura di questo patrimonio, delle differenze tra un Barolo e l’altro in base al Comune e, quindi, alle caratteristiche del terreno e delle vigne, che portano nel bicchiere sette sfumature di Barolo talvolta nette. Sfumature che colpiscono come i racconti e le emozioni di chi ha presenziato per illustrare il suo Barolo, accompagnati dalle domande e dalle osservazioni di Othmar Kiem e Simon Staffler, Direttori di Falstaff Italia.
Da Verduno a Serralunga d’Alba, passando per Barolo, Castiglione Falletto, La Morra, Novello e Monforte, in questa Masterclass “7 Baroli per 7 Comuni” abbiamo avuto nel bicchiere una panoramica di tutte le sfumature tanniche, frutto di una zona non molto vasta ma che crea differenze incredibili. Il punto di partenza sembra lo stesso, il percorso simile, ma il risultato ha caratteri e sfumature completamente diversi. Queste le case vitivinicole che hanno portato il loro Barolo alla Masterclass:  G.B. Burlotto di Verduno, Poderi Oddero di La Morra, Luciano Sandrone di Barolo, Elvio Cogno di Novello, Cavallotto di Castiglione Falletto, Poderi Aldo Conterno di Monforte d’Alba e Massolino di Serralunga d’Alba.

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Ecco, in breve, uno per uno, il Barolo raccontato da chi se ne prende cura tutti i giorni, tutto l’anno, con dedizione e amore.
G.B. Burlotto – Verduno – www.burlotto.com
A raccontare di questo Barolo dalla complessità aromatica è Giuseppe Alessandria, a rappresentare una storica azienda che dal 1850, anno di fondazione ad opera del Cavaliere GianBattista Burlotto, ha una mission ben definita: “instillare con sobrietà nei vini l’anima e la vocazione dei luoghi d’origine e dei vitigni.”  Alla Masterclass il vino presentato è il Barolo Acclivi DOCG 2019, caratterizzato da finezza nel gusto e ricchezza come espressione olfattiva.
Acclivi è la fotografia di Verduno nella sua interezza perché viene assemblato con le uve di tre vigne dislocate in tre punti diversi del paese, con tre tipologie di terreno diverse. Questo permette al Barolo Acclivi di esprimersi come vino setoso per la bocca, fine come tannino.
Oddero Poderi e Cantina – La Morra – www.oddero.it
Il vino degustato è il Barolo Brunate DOCG 2019. Come racconta il nome, è originario del cru delle Brunate, una piccola parcella nella parte alta della collina che dall’Annunziata sale verso La Morra. “Mi occupo personalmente della vigna della Brunate – a parlare è Maria Cristina Oddero – Quando ho terminato il lavoro, a volte, mi siedo e mi metto a guardare il paesaggio.”  Per spiegare questo lembo di terra con cui Maria Cristina ha questo stretto rapporto, riporta ciò che raccontava la nonna. Le Brunate, o le Brinà, tendevano a maturare in ritardo e venivano vendemmiate per ultime negli Anni ’60, per la loro altitudine più elevata, a 180 metri sul livello del mare. Ora, con i cambiamenti climatici in corso, questo non è più un problema. Anzi, le Brunate dal 2006 sono diventate produzione biologica perché il venticello che le accarezza al mattino e alla sera allontana i parassiti in modo naturale.
Il gusto del Barolo Brunate DOCG 2019 riflette il suolo in cui è cresciuto, le marne di Sant’Agata Fossili. Sono proprio loro a caratterizzare questo Barolo, dai tannini fitti, presenti e compatti, ma fini.

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Luciano Sandrone – Barolo – www.sandroneluciano.com
E’ Luca Sandrone, fratello di Luciano, a svelarci il rapporto tra azienda e mondo del vino. “Ho iniziato a lavorare la terra a dodici anni, con mio fratello, 21 anni più vecchio di me” rivela Luca, per farci capire come il legame tra questa famiglia e i vigneti sia viscerale. Il Barolo portato in degustazione è il Barolo Aleste DOCG 2019, un vino caratterizzato da eleganza, setosità ma bella presenza e potenza dei tannini. La storia di questo Barolo nasce nella vigna Cannubi Boschis, più recente il nome, “Aleste”, che è l’unione di Alessia e Stefano, nipoti di Luciano. Nel 2013 è cambiato il nome, ma il vino è rimasto lo stesso. Alla domanda cosa dà il Comune di Barolo al Barolo, Luca risponde così: “Barolo è posto in zona mediana rispetto alla zona del Barolo, dalla collina dei Cannubi e Barolo, in generale, nascono vini che rispettano la media dei Baroli della zona. Risultano più complessi di quelli di Verduno, più leggeri di quelli di Serralunga. Però, in tutto questo, lo stile del produttore è determinante e può anche farlo deviare dallo stile della zona di provenienza.” 
Elvio Cogno – Novello –  www.cognowines.com
A raccontare l’azienda e il Barolo di Novello è Aldo Fissore, genero di Cogno. “Ci sentiamo una forte responsabilità per il fatto di aver messo in risalto il cru Ravera di Novello dal 1991 e, in particolare, Bricco Pernice, 380 metri sul livello del mare, una delle zone più a sud della zona del Barolo, molto ventilata e caratterizzata da una grande escursione termica. È la più vicina alle Alpi Marittime, ma, anche se qualcuno poteva pensare che non ci fossero le perfette condizioni climatiche vista la vicinanza alle montagne, la qualità è il frutto di valorizzazione di un territorio che, in passato, ha comunque sempre fornito i produttori di Barolo di altri Comuni.” In questo modo Novello si è fatto spazio con la propria identità come zona di produzione del Barolo.
Cru Ravera, con i suoi 130 ettari, è uno dei più grandi del territorio del Barolo. “Bricco Pernice è la parte storica del Cru Ravera ma solo per due ettari è di nostra proprietà (sono quattro i produttori in tutto in Bricco Pernice su circa 7 ettari). Il terreno è molto alcalino, ha poca sabbia e argilla e trattiene l’acqua ed un microclima più protetto” spiega nel dettaglio Fissore per raccontare l’ambiente in cui nasce il Barolo Ravera Bricco Pernice DOCG 2019, un vino che mostra tannicità ma anche profumi floreali, linearità e freschezza.
Cantina Cavallotto – Castiglione Falletto – www.cavallotto.com
Il Barolo presentato da Cantina Cavallotto, rappresentata da Aldo Cavallotto, quinta generazione alla guida della cantina, è il Barolo Bricco Boschis Vigna San Giuseppe Riserva DOCG 2010.
Spiega Aldo Cavallotto: “Il Terroir di Bricco Boschis di Castiglione Falletto è più complesso e trasferisce al vino potenza ma anche finezza. La parte storica è un bricco conico che si differenzia un po’ dalla conformazione delle Langhe. Ha segmentazioni marine con tante argille che rendono il terreno povero che permette di far nascere questo Barolo. La particolarità di questo cru è la sabbia compressa molto dura che rompe le stratificazioni e permette all’acqua di andare in profondità“. Rispetto agli altri degustati, più giovani, si tratta di un Barolo classico invecchiato, che si può bere senza difetti di tannicità, ma senza dimenticarsi che il Barolo deve essere tannico altrimenti non è Barolo!

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Poderi Aldo Conterno – Monforte d’Alba – www.poderialdoconterno.com
Il Barolo Bussia Cicala DOCG 2020 è raccontato da Alessandro Conterno. “Il Cru Cicala rappresenta l’anima della Bussia, è il centro del Barolo. In Bussia abbiamo delle sfumature diverse rispetto ad altre aree perché è una zona che è più giovane come emersione dal mare rispetto ad altri Comuni.” spiega riferendosi ad un concetto che, durante la masterclass, degustazione dopo degustazione, è sempre più chiaro: siamo in un territorio eterogeneo dove la differenza tra le varie zone è data dal periodo di emersione da fondale del mare padano.
Parola chiave per noi è eleganza, armonia tra mineralità e freschezza. Il terroir di Cicala è austero e potente e lo rende più simile ad altre zone come Serralunga e Monforte.” prosegue Conterno nell’affiatato racconto del suo mondo. “Il Barolo portato è annata 2020, sono innamorato dell’eleganza di questo vino. Il 2020 è stata un’annata più calda rispetto al 2019 e questo Barolo è come “il drago che dorme”, una potenza che sta dormendo, perché sta già sviluppando note fruttate.” Un Barolo dalla complessità diretta, con aromi che vanno dalla mora alla liquirizia, in completa armonia.
Massolino – Serralunga d’Alba – www.massolino.it
Accompagnati da Giovanni Angeli, enologo dell’azienda Massolino, ci addentriamo a Serralunga d’Alba, in un territorio che è emerso prima rispetto ad altri Comuni del Barolo dal mare: parliamo di circa 11 milioni di anni fa, circa 4 milioni di anni prima rispetto a Verduno. “Nello specifico, siamo nel distretto Sud, nella punta Sud Est, direzione Alta Langa, nella “formazione di Lequio”. Terreni compatti, ricchi di sedimenti come limo e argilla. Il calcare è molto elevato in diverse vigne di Serralunga e questo caratterizza anche il vino. Caratterizziamo molto i nostri vini grazie a questo terroir. ”  spiega introducendo al Comune di provenienza, l’ultimo di questi 7 Baroli espressione di 7 Comuni. Quello presentato è il Barolo Margheria DOCG 2019.
Margheria è un Barolo che fa parlare in modo diverso di Serralunga, definito come territorio da vini molto potenti. In Margheria, invece, si trova una composizione del terreno leggermente diverso, una marna calcarea ma con una percentuale maggiore di sabbia nella parte superficiale. Non è terreno sabbioso ma lo è un po’ più rispetto alla media“. Queste caratteristiche del suolo permettono di portare sulla tavola un Barolo dalla struttura diversa dalla tipicità dei Baroli di Serralunga, con un’idea molto chiara a riguardo: “Grazie a queste caratteristiche, vogliamo dimostrare che i vini di Serralunga sono accessibili anche ai più giovani”.
Quante volte ho parlato, nei miei racconti da Giornarunner©, di come la presenza del mare tra Langhe, Monferrato e Roero, abbia condizionato anche il nostro presente. Questa antica presenza e ciò che resta di quello che c’era nelle Langhe milioni di anni fa, ci permette oggi di godere di un patrimonio vitivinicolo unico nel suo genere, impreziosito dall’impegno e dall’amore di chi, tutti i giorni, si dedica a far nascere capolavori che arriveranno sulle nostre tavole, con tante sfumature diverse, ma sotto un unico di nome, il Barolo, ambasciatore delle Langhe nel mondo.

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