Finalmente sono tornata ad andare un po’ a zonzo del mio Roero, per catturare storie antiche e recenti curiosità, oltre a nuovi percorsi da proporvi… e tavolini da picnic! Avete visto come è bella colorata questa fontana di Vezza d’Alba?
Pochissime settimane fa, ho visto un post su Instagram dell’Ecomuseo delle Rocche del Roero dedicata a questa curiosa fontana e sono andata a Vezza d’Alba per vederla, catturata dalla sua originalità. E’ stata un’artista locale, Alice Lotti, a rinnovare di recente i quattro lati della fontana, ispirandosi ai quattro elementi della natura: acqua, fuoco, aria e terra. Il progetto di valorizzazione è stato finanziato dagli abitanti del borgo in cui si trova, Madonna degli Airali.
E’ una fontana di quelle che, per fare sgorgare l’acqua, la si deve pompare con impegno. Esce bella fresca ed in questo periodo è proprio un piacere! Vicino alla fonte c’è una tettoia con due panche ed un tavolino, dove potersi sedere ed eventualmente fare un picnic guardando la rocca del castello di Vezza d’Alba e le colline del Roero con lo sguardo che si perde all’orizzonte verso il Monferrato.
Un pannello informativo racconta di come questo luogo fosse strategico in passato e di come la carenza d’acqua e la siccità fossero situazioni a cui anche in tempi lontani la gente doveva fare periodicamente i conti. Ecco cosa riporta il pannello nei pressi della Fontana di Vezza d’Alba.
“Il territorio di Vezza è attraversato dal rio Borbore, che nasce sul versante opposto di Guarene ad una quota di 320 metri. Da esso si alimentano da piccoli riganelli come quelli di Valmaggiore, della frazione Sanche, di Valtesio e di Val Rubiagno, ma nonostante questi apporti la sua portata è minima. La scarsità di corsi d’acqua e il basso tasso di precipitazioni estive, soprattutto in passato, rendevano le sorgenti di strategica importanza per l’utilizzo domestico dell’acqua. La più importante fonte di acqua sorgiva era la cosiddetta, Fontana posta nei pressi del pendio settentrionale del bric San Martino: forniva acqua al borgo di Vezza e alle cascine circostanti. Non era permesso lavare i panni nelle immediate vicinanze e, nei periodi di siccità, l’acqua era severamente razionata e consentita in relazione al numero dei componenti di ogni famiglia.”
Una curiosità: “nel periodo della vendemmia il prelievo di acqua era vietato, sia di giorno che di notte: questo perché spesso i contadini usavano acqua di sorgente per aumentare la produzione di vinello di bassa qualità e la fontana rischiava di prosciugarsi.”
E per gli animali, come si faceva? Per l’abbeveraggio degli animali e per lavare i panni si ricorreva ai bacini di raccolta delle acque piovane che venivano dall’acciottolato dell’abitato, detti “bià” o beali. A Vezza ne esistevano tre, uno dei quali sembra che sia stato eliminato solo negli anni Cinquanta. Oltre all’uso quotidiano per animali e panni, servivano come bacini d’acqua d’emergenza da utilizzare anche, ad esempio, come riserva idrica in caso di incendi. “Il beale più vicino al concentrico di Vezza era il bià di San Bernardo, situato a valle della Porta del Pasquaretto, mentre per gli “airali” di ponente, oltre la Porta Nuova, vi erano il bià del Liri e il pozzo dell’Arbio.”
Queste interessanti informazioni che si trovano sul pannello sono state rielaborate partendo da un volume del 1980, dal titolo “Vezza. Storia di una comunità del Roero“, scritto da Baldassare Molino, Ed. Cassa Rurale ed Artigiana e Pro Loco.
E adesso, alcune info pratiche per andare a fare un giro a vedere la Fontana, che si chiama proprio così: si trova sul Sentiero del Trifolao (su Google Maps la potete visualizzare QUI), io ne ho percorso solo una parte, ma se volete provarlo vi rimando al sito dell’ecomuseo dove trovate le info utili -> Sentiero del Trifolao :: Ecomuseo delle Rocche del Roero
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