Il bello di avere un blog è che i tempi li detto io. Se nella mia quotidianità di giornalista ed editrice di ATnews.it i tempi sono dettati dal fare un “giornalismo veloce”, con Giornarunner mi prendo i tempi delle emozioni e della riflessione, lasciando decantare le esperienze per raccontarne l’essenza, ovviamente sotto il mio punto di vista.
Questo è quello che ho fatto con la partecipazione all’evento di presentazione alla stampa locale della Bottega del Monferrato Autentico: la spiegazione di ciò che è la trovate cliccando QUI, mentre con queste righe vi voglio raccontare l’autenticità di un’esperienza vissuta come giornalista e non come runner. Siamo a Vignale Monferrato e da queste parti, udite udite, non ho aneddoti diretti legati alla corsa da abbinare al mio racconto ma pensate che io non lo riesca a trovare un collegamento con la corsa?
Il trait d’union è la presenza, tra le aziende coinvolte in questo progetto, di diverse realtà che mi collegano alla corsa: come la Famiglia Agricola Durando, che mi ha ospitata a fine agosto per l’esperienza a misura di famiglia (raccontata QUI), c’è Agripassione, di Laura Borin, di cui ho gustato molte volte le specialità conoscendoli grazie alla presenza nei pacchi gara e nei premi di corse astigiane, c’è Tenuta Antica di Maria Pia Lottini di Cessole, dove ho vinto diverse volte la corsa che si teneva anni fa.
Per completezza di informazione, anche se questo non è un articolo giornalistico, del progetto fanno parte anche Hic et nunc di Massimo Rosolen, Società agricola di Vignale Monferrato che ci ha ospitati in questo evento, Vini Garino di Cunico; Torre di Batibo’ di Asti e Garrone Evasio e Figlio di Grana con il vino.
Ma perché vi racconto della Bottega del Monferrato Autentico? Perché questa è un’iniziativa che racconta storie fortemente legate alla tradizione e alle persone che la portano avanti, e c’è chi ha scelto di puntare su questo patrimonio per promuovere il Monferrato. E perché chi ha organizzato la conferenza stampa, guidata da Andrea Cerrato di Sistema Monferrato, ha pensato ad un evento diverso, in grande stile ma genuino nei suoi contenuti: autentico, appunto, ma avanti, per nulla banale e fortemente coinvolgente. Non siamo abituati da queste parti a presentazioni così.
Il fulcro della serata è stato Federico Francesco Ferrero, medico nutrizionista e vincitore della terza edizione di Masterchef Italia. E’ stato un fiume in piena che ci ha travolto con i suoi ricordi ed un’esperienza che ha coinvolto i cinque sensi e che è poi l’essenza di quello che Bottega del Monferrato Autentico si propone di far provare ai turisti. I ricordi da bambino di Federico Ferrero, che trascorreva le estati dai nonni a Cunico, nell’Astigiano, unite alle sue conoscenze del cibo a tutto tondo, hanno permesso di scoprire storie e tradizioni che vi riporto con alcune foto e brevi racconti.
LE NOCCIOLE TOSTATE
Una pezza di una canottiera di lana, quelle che da piccoli ci costringevano a portare, sapete che è perfetta per spelare le nocciole appena tostate nel forno di casa? Federico le ha tostate per noi (ovviamente le sue erano tostate al punto giusto, con il croccante fuori e ancora il morbido della nocciola fresca all’interno) e poi, muniti di stoffa e materia prima, con la giusta manualità, ecco riscoprire un modo molto semplice per fare una cosa che, senza questo trucco, proprio semplice non è!
LA POLENTA DEL GIORNO PRIMA CON LA MOSTARDA (O CUGNA’)
I miei parenti a Neviglie facevano la mostarda (e non la cugnà!) e assaggiare questo sapore di mosto di vino cotto insieme alla frutta mi ha riportata indietro di oltre trent’anni. Sono cresciuta con il privilegio di poter gustare, in inverno, la mostarda preparata dalla zia di mia mamma. La adoravo. Era sempre poca e quindi gustata con piccoli assaggi, per farla durare di più. Non l’avevo mai messa sulla polenta, ma sul pane. La polenta da noi non avanza mai!
Ricordo ancora un pomeriggio di novembre in cui potei assistere a quello che io chiamo “rito” della preparazione della mostarda: nel cortile della casa degli zii di Neviglie, con un pentolone enorme a cuocere lentamente al punto che mano a mano il cortile veniva avvolto dalla nebbia e poi dal buio. E lì, a cuocere, c’era lei.
Ecco, questa esperienza non fa bene solo ai turisti per scoprire tradizioni sconosciute ma è terapeutico anche per chi con queste tradizioni ci è cresciuto ma che poi il tempo e la vita ha fatto dimenticare.
Ah! La polenta non va mai girata! E’ un mito maschilista con cui in passato gli uomini avevano la scusa per tenere le donne chiuse in casa! Parola di chef Ferrero.
IL FALSO STORICO DELLA BATTUTA AL COLTELLO DI FASSONA
Federico Ferrero è stato categorico: la carne cruda battuta al coltello è un falso storico, una tradizione finta che è meglio perdere. E’ stata inventata a fine anni ’80 ma questa è la maniera migliore per devastare la carne di fassona ed umiliarla. Una carne così morbida non va sfibrata. La carne cruda è molto meglio all’albese o comunque tritata “in maniera gentile” così come ha fatto lo stesso chef, che l’ha condita con un poco di sale di Cervia, aceto e pepe.
Non l’avevo mai provata così ma al palato è stata una delicatissima esplosione di sapori.
Ma voi ci avevate mai pensato che il Sushi l’abbiamo inventato da queste parti con la tradizione di mangiare carne cruda?
L’ACCIUGA NEL VINO
Provate ad assaggiare un filetto di acciuga sotto sale. Provate ad assaggiarlo dopo averla lavata nel Grignolino. Il sapore arcigno e la sensazione di stantio, dopo il lavaggio nel vino, spariranno completamente, ed il gusto dell’acciuga assumerà una delicatezza inattesa. Accompagnatela con un’insalatina di cavolo ed una foglia di menta.
Ecco: io, come tanti altri, ho preso la menta e l’ho messa da parte. E’ stato lo chef a notare che in tanti, come me, abbiamo scambiato la foglia di menta come ornamento. Ma visto che la regola è che tutto quello che c’è nel piatto deve essere edibile, perché questo istinto di toglierla? Io la chiamerei diseducazione o bellamente “ignoranza” alimentare. E io sono la prima delle ignoranti a questo punto! Spezzettando la foglia di menta, i suoi profumi hanno reso questo semplice piatto (un’acciuga e del cavolo crudo) un’esperienza multisensoriale che non dimenticherò facilmente.
LA MINESTRA DI FAGIOLI CON IL PANE DI PASTA DURA
Un posto tavola vissuto, come si vede dalla foto. Ma questa è l’autenticità delle nostre tradizioni. Una semplice minestra di fagioli rivisitata in piccolissimi dettagli, come l’aggiunta di limone per una gustosa freschezza finale. Insieme trovate una piccola pagnottina di pane a pasta dura, tipica di queste parti.
In questa parte del Monferrato la pagnotta tipica si chiama “Grissia Monferrina”. Quando mi sono occupata di “Comunicare la Bellezza II”, uno dei contenuti proposti ha riguardato proprio questo tipo di pane tradizionale. Potete trovare tante informazioni e la ricetta per impastare in casa grazie ai consigli di Paola Uberti, foodblogger ed ideatrice della libreria gratuita online Libricette.eu .
Vi lascio il video e sotto il link.
Comunicare la bellezza: impastiamo ispirandoci alla tradizione del pane monferrino
Se volete seguirmi sui social, ecco le mie pagine:
“Comunicare la Bellezza III: Giornarunner” è un progetto dell’Associazione L’Astigiano 3.0, in collaborazione con l’Associazione Lo Sport è Vita, per la promozione del territorio e di un modo di vivere salutare e sostenibile.
Il progetto gode del Patrocinio dell’Ente del Turismo Langhe Monferrato Roero e dell’Associazione per il Patrimonio dei Paesaggi Vitivinicoli del Piemonte: Langhe-Roero e Monferrato