Reduce dalla seconda edizione del Campionato Mondiale di Plogging, eccomi puntale, come promesso, a raccontarvi di un’esperienza che per capirla davvero nella sua essenza va vissuta in prima persona.
Non è solo sport, questo evento è un mezzo per lanciare un fortissimo messaggio ambientale, ma il Campionato Mondiale di Plogging è anche condivisione della fatica, una due giorni di full immersion di emozioni contrastanti. La paura nell’affrontare sette ore di corsa e raccolta di immondizia, la farneticante ricerca della giusta strategia per la gestione della giornata, la soddisfazione nel portare a termine una fatica in condizioni più che estreme (per lo schifo di “abbracciare” sacchi di immondizia e roba abbandonata di ogni tipo), la gioia di condividere tutto questo con tante altre persone che si mettono a disposizione per il bene del nostro pianeta.
Per me il Campionato Mondiale di Plogging è stata una esperienza catartica: sembra un paradosso ma è stato un vero momento di purificazione passato attraverso la raccolta di immondizia! Perché mai avrei immaginato di affrontare una giornata tra corsa e raccolta rifiuti di 7 ore, in autosufficienza, su un percorso libero con check point obbligatori. Ricordo quando, dopo la gara di plogging a San Damiano d’Asti, mi chiesero di provare a qualificarmi per i Mondiali: quando lessi il regolamento mi spaventai, pensando che mai sarei riuscita a gestire fisicamente e mentalmente una giornata così. Ma poi ho partecipato alle qualificazioni e mi sono ritrovata alla linea di partenza di questo evento così particolare.
In una giornata mi sono liberata dalla paura di non farcela a reggere la fatica a lungo, non mi sono mai fatta prendere dal panico anche nei momenti di difficoltà. Mi sono resa conto di avere una forza interiore che credevo ormai si fosse esaurita e invece, conoscendomi e gestendomi consapevolmente, sono riuscita a resistere, anche quando davanti a me c’era un polso gonfio e 15 km da affrontare portando due sacchi pieni di roba appoggiati su una cassetta del mercato.
Ho cercato i medici nei due check point, che mi hanno tranquillizzata e curata, sono ripartita con calma con una strategia chiara in testa per portare i miei rifiuti al traguardo. Ho mangiato pochissimo, troppo forte la puzza delle mie mani quando ho tolto i guanti, mi sono gestita l’acqua, ho gestito il tremendo dolore alle braccia che si palesava continuamente portando quella roba. L’obiettivo era fare 30 km durante la giornata, il mio Garmin alla fine ne ha segnati 40,3! Era dal 2010 che non facevo tutta sta strada in un colpo solo e con tutto il carico vale doppio! Che mega soddisfazione!
D’altronde, penso che oltre a fare del bene al pianeta, ciascuno debba avere dei propri obiettivi di giornata perché questa non era solo una raccolta di immondizia, era il plogging, cioè corsa+raccolta, anche se la classifica ha premiato chi ha raccolto montagne di roba al limite della sopravvivenza per il loro trasporto al traguardo. Ho già faticato io, portando relativamente poco, figuriamoci loro! Infatti io, a fronte di un ottimo punteggio atletico, ho raccolto roba che ha fatto pochi punti a livello di campionato ed ho concluso all’undicesimo posto nella classifica femminile. Ma poco importa il piazzamento, qui conta di essere riuscita a fare una cosa per me estrema, inimmaginabile.
Ho avuto un momento di crisi, ma ho dosato le forze camminando e poi, posati i rifiuti nell’ultima ora sono riuscita perfino a rimettermi a correre, riempiendo ancora un altro sacco.
Ragazzi, io fino a tre settimane fa mi sono allenata solo per correre gli 800 metri!?! Ma quanta forza ho dentro???
Passiamo poi al discorso soddisfazione. Noi partecipanti ai Campionati Mondiali di Plogging , 90 alla partenza, 70 classificati, abbiamo raccolto una montagna di rifiuti, oltre una tonnellata! È stato un modo estremamente concreto che far capire che si può volere bene al pianeta e che tutti possono dare il proprio contributo! Non si può continuare a essere indifferenti.
Ho condiviso questa esperienza con un bel gruppo con cui mi sono divertita un sacco!
Con Michele Narciso, colui che mi ha trascinata con il suo entusiasmo nell’affrontare questa sfida, con Simona Scarrone, che ha sopportato i miei skleri, soprattutto quando ho iniziato a dare i numeri dopo la cerimonia di apertura, con Dino Balsamo, che mi ha fatto emozionare quando è stato acclamato medaglia d’argento, con Renato Diodà, che mi ha fatto bere Prosecco la sera prima della gara per celebrare la sua partecipazione alla PTL, (non avevo mai bevuto la sera prima di una gara!), e con il collega giornalista nonchè mio compaesano acquisito Silvano Bertaina, con i suoi racconti. E poi ancora, con Mara Viizzo ed Enzo Brusasca, grandi macinatori di chilometri e dislivello, e con la mia nuova amica grande atleta e super donna, l’ucraina di Messina Nadiya Sukharyna, che ha conquistato la medaglia di bronzo al femminile.
Mai dimenticherò l’entusiasmo, la passione e l’amore per il plogging che trasmette con ogni suo gesto lo svedese Erik Ahlstrom, l’inventore del termine plogging, che ci ha fatto fare di tutto: gli affondi venerdì sera per capire bene come si deve raccogliere l’immondizia, in modo che anche chi è intorno a noi veda bene l’azione, che ci ha fatto fare il trenino massaggiandoci le spalle tra noi poco prima della partenza, che incitava durante il percorso. Una voglia di vivere facendo del bene al mondo senza pari!
Ringrazio gli organizzatori, capitanati da Roberto Cavallo, per avermi permesso di vivere questa pazzesca esperienza, in una location magnifica. Ho infatti trovato sul mio percorso aree pic nic, chiese bellissime, scenari mozzafiato, ponticelli, torrenti, giardini pieni di fascino… e pure diverse panchine giganti! Ci tornerò, magari come turista e non come plogger, ma senza mai dimenticare quello che è stato sabato 1 ottobre 2022.
Guardate un po’…
Ancora un po’ di foto a ricordo di questa speciale esperienza.
Foto di copertina credits StefanoJeantet
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