Aglio, vino e masche

Mentre siamo invasi delle credenze legate ad Halloween, in quello che è il giorno di Ognissanti, mi allontano dall’una e dall’altra ricorrenza e vi racconto delle masche!
Le masche erano quelle donne che in tempi passati venivano considerate con poteri speciali ma non buoni, si pensava facessero dispetti e cattiverie. Il confine tra credenze popolari e realtà è difficile da definire perché tanti ci credevano davvero vuoi per suggestione vuoi per spiegare fatti strani a cui la ragione non riusciva a dare un senso.
Ricordate che avevo già incontrato una masca nel mio percorso da Giornarunner? Ero nei boschi del Roero e da un cespuglio era spuntata la più famosa di tutte le masche, la Masca Micilina!

la masca nei boschi del roero

I racconti delle masche, per chi non è cresciuto tra Langhe, Monferrato e Roero, sembrano leggende antiche ma invece i racconti sono molto più vicini di quello che si possa immaginare. Quando in campagna d’inverno si facevano le veglie, riunendosi la sera nelle stalle per trascorrere del tempo dopo la cena, si finiva sempre a parlare di storie di masche, tramandate fino ai giorni nostri.
E non parlo di tempi antichi, ma di persone anziane che ancora possono testimoniare anche esperienze dirette con le masche. Come nella mia famiglia, in cui si ricorda un episodio particolare. Una zia, dopo pochi mesi dalla nascita della figlia, disperata che non cresceva, andò da un settimino [i nati prematuri, spesso anche “nati con la camicia”, cioè coperti dalla membrana amniotica, che erano ritenuti guaritori, NdR] che gli disse di controllare nella culla perché la bambina era vittima del sortilegio di una masca. Aprendo il cuscino, trovarono le piume che lo componevano che avevano preso la forma di un carro funebre quasi completo. Qualora se ne fossero accorti a carro completo, secondo le credenze, la bambina sarebbe morta, ma scoprendolo in tempo, riuscirono a “liberarla” e la bambina cominciò a crescere normalmente.

Le masche e dintorni

Un altro episodio, questo molto popolare a Govone, racconta di un contadino che era rimasto piantato con il trattore di notte. Cercando di liberarlo si narra che vide accanto al suo trattore la masca e la colpì con il puarin (la roncola in piemontese). Dopo questo episodio, una donna del paese, che si riteneva fosse la detentrice del “Libro del Comando”, il “manuale” delle masche, si risvegliò con un braccio ferito, senza spiegarsi il perché.
Ancora oggi, nelle generazioni più anziane c’è chi ricorda di aver conosciuto una o più donne ritenute masche. Queste avevano anche dei luoghi di ritrovo per i loro riti. Le abbiamo incontrate nei boschi delle Rocche del Roero, mentre a Govone è il posto dove mi vedete nella foto che richiama i racconti delle masche. Si tratta del pozzo di Cherpore, che secondo la tradizione popolare govonese era ritrovo delle masche nelle notti di novembre! In queste notti nebbiose le masche compivano rituali misteriosi.

Le masche e dintorni

Io ci sono andata a correre di giorno, seppur in una giornata piovosa come quella di oggi. E per evitare sorprese, mi sono protetta pasteggiando ieri con bagna cauda, cardo gobbo di Nizza Monferrato e un buon bicchiere di Barbera d’Asti… Aglio e Vino invece di Halloween e chi mi si avvicina più?

Le masche e dintorni ... aglio e vino

PS: I più attenti noteranno una zucchina! Non è così abituale con la bagna cauda… ma è incredibile, nell’orto di mio suocero crescono i cusòt (zucchini in piemontese) a novembre! Sarà uno scherzetto di qualche masca per disorientarci?
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