Per capire il territorio, secondo me, è utile sapere anche la sua origine. Per questo nella prima lezione del mio corso all’UTEA ho parlato anche dell’origine e della conformazione delle Langhe, utilizzando come fonte il testo “Invito alle Langhe” del giornalista Domi Gianoglio, Edizioni Andrea Viglongo & C. Torino, 1966.
L’origine e la conformazione delle Langhe
I geologi comprendo il territorio delle Langhe nei confini tracciati da: ad ovest ed a nord il corso del Tanaro, ad est la Bormida di Spigno ed a sud il solco Ceva-Carcare. Qualche incertezza può sussistere piuttosto circa la linea di demarcazione verso nord-est, dai confini alquanto sfrangiati, che si può però far coincidere col Belbo, fra Santo Stefano e Canelli e poi con i poggi su cui domina il moscato, che corrono fra quest’ultima e Bistagno, alla confluenza delle due Bormide. Il carattere collinare è accentuatissimo, con rilievi a catena, dalle creste tondeggianti, ma più spesso affilate, su cui si svolgono di preferenza (con un’unica eccezione) le strade, tanto che nel dialetto locale «andar per langa» è sinonimo di procedere lungo i crinali. La quota delle alture varia dai 400 agli 850 metri, con una media intorno ai 630 ed il culmine sul colle di Mombarcaro che raggiunge i 900 ed è detto perciò il “tetto delle Langhe”.
Bassa e Alta Langa
Va subito aggiunto che il torrente Belbo scinde nel senso della latitudine ed anche altimetricamente la subregione in due parti naturalmente distinte: la Bassa Langa (0 Langa domestica, 0 Langa settentrionale) e l’Alta Langa (o Langa selvaggia o Langa meridionale).
Langa orientale, centrale, occidentale
Quanto alla longitudine poi, tre catene la dividono rispettivamente in: Langa orientale, fra la Bormida di Spigno e quella di Millesimo (secondo altri fino all’Uzzone); Langa centrale, dalla prima all’alto corso del Belbo e Langa occidentale, fra Belbo e Tanaro. Alla prima, che comprende anche le colline a sud e ad est di Cortemilia sui due versanti della Bormida di Millesimo (e con questa la valle Uzzone), nonché quella a nord di Ceva appartiene quella catena che da Montezemolo (m. 741) per Murazzano, Belvedere, Bossolasco, Serravalle, Albaretto e Lequio Berria, va man mano abbassandosi verso Benevello (m .671) ed ha un’ultima impennata al Bric Boscasso (m. 712) (nel Comune di Trezzo Tinella) da cui si degrada poi fino a Mango e la catena parallela che la fronteggia fra Mombarcaro (m. 900) e Castino (m. 540).
Le Langhe sono nate per orogenesi, cioè da un processo di corrugamento, emergendo, a mo’ di isola, nell’età terziaria dal fondo del preesistente mare padano, che faceva tutt’uno di Tirreno e l’Adriatico ed occupava il Piemonte, la Lombardia ed il Veneto. I materiali che le compongono sono conglomerati, arenarie, gessi, calcari marnosi e marne. Origine ben diversa ebbero le colline dell’OltreTanaro (e con esse il bacino astigiano) frutto di un fenomeno di erosione. Su di esse, più a lungo che su quelle già sollevatesi (Langhe, Monferrato), restarono le acque del mare padano sul cui fondo poltiglioso si andarono depositando i materiali trasportati dal Tanaro; per l’accumulo graduale di questi detriti il fondo alla fine emerse in modo uniforme originando un altipiano a conca. E per questo, aggiungo io, sono così le colline astigiane sono così ricche di affioramenti fossili.
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