I Ciabòt sono elementi architettonici che caratterizzano il paesaggio vitivinicolo nostrano. Mi fa specie utilizzare il nome in italiano, casottini, perché nella tradizione contadina delle mie parti, in Roero, così come nelle Langhe, li ho sempre sentiti chiamare Ciabòt, così come vengono chiamati nelle zone limitrofe, anche nell’Astigiano.
Verso il Monferrato cambiano il loro nome in piemontese diventando “Casòt”. Al di là del nome che cambia un poco di zona in zona, non cambia il fatto che le campagne siano costellata di questi edifici in mattoni che servivano come riparo per gli attrezzi ma anche degli stessi vignaioli, quando si scatenavano i forti e improvvisi temporali estivi. Normalmente molto piccoli, utilizzati come capanno degli attrezzi, se ne trovano però anche di dimensioni più grandi.
Ormai molti di loro hanno perso il loro originale utilizzo, moltissimi sono stati lasciati andare ma rappresentano parte integrante dei paesaggio antropico nelle colline di Langhe, Roero e Monferrato (nella foto di copertina, vigneti e ciabòt a Belveglio)
Anche i ciabòt, tradizionalmente legati ai vigneti, possono raccontare con la loro presenza le storie dei luoghi. Capita infatti di incontrarne alcuni senza più vigneti intorno, simbolo di come anche la campagna e le colture siano cambiate nel corso del tempo. Nella foto sotto, che ho scattato correndo nei pressi del Ponte del Re, a Govone, non ci sono più i vigneti ma la presenza di un isolato ciabòt ne suggerisce un’antica presenza.
Alcuni sono stati recuperati e trasformati in fascinosi angoli per accogliere i visitatori tra i vigneti, per proporre esperienze sensoriali direttamente in vigna, altri ristrutturati e diventati location spettacolare per apertivi immersi nel fascino di queste terre, come al Ciabot San Giorgio, in località Tre Rivi, a Monteu Roero, che spicca sul bricco dove nel Medioevo sorgeva il castello di Monteu. Abbattuto, con i resti dei mattoni fu costruito questo ciabòt, messo a nuovo dall’Azienda Agricola Angelo Negro e Figli. Questo è un ciabòt più grande rispetto alle centinaia che costellano le campagne.
Ancora più grande è quello della Cantina De Stefanis, a Piobesi d’Alba, dove si trova la spettacolare Taulaluunga. Qui c’è un ciabòt che è una vera e propria cascinotta che fungeva da vera e propria “seconda casa” direttamente nei pressi di vigneti e frutteti. E’ difficile chiamarlo ciabòt se lo si confronta con quelli minuscoli che si trovano in tante altre vigne, ma così è!
I ciabòt sono sistemati in luoghi diversi, possono trovarsi in cima ad una collina, come quello ridipinto di rosso tra i vigneti di Montalbera, a Castagnole Monferrato, che si vede da lontano, o altri nascosti a mezza costa o vicino a sentieri o strade interpoderali di accesso ai vigneti, come quello a Mombercelli, di proprietà della cantina Terre Astesane.
A Portacomaro è in perfette condizioni quello nelle vigne di Durando, dove sono passata nel giro di 11 km, ma qui li chiamano casòt!
Per fare capire come il casotto nelle vigne sia un elemento imprescindibile con i Paesaggi Vitivinicoli di Langhe-Roero e Monferrato, riporto i risultati di un censimento condotto nella core zone “Langa del Barolo” dove ne sono stati contati ben 128 tra i vigneti nei Comuni di Barolo, Castiglione Falletto, Serralunga d’Alba, Monforte, Novello e La Morra.
In questo pezzo sono stata più “giorna” che “runner” ma se siete già venuti sui “miei” percorsi capirete bene di come siano una presenza che accompagna qualsiasi attività outdoor da queste parti. Se non siete ancora venuti, quando lo farete saprete qualcosa in più su cosa potrete trovare sulla vostra strada, così come le rose nei vigneti! (Ve le ricordate? Se ve le siete perse, ecco qui per voi la spiegazione -> Le rose tra i filari, antiche sentinelle delle vigne )
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