L’esplosione di gusto dei finocchini di Refrancore

I Finocchini di Refrancore non sono un semplice biscotto. Anzi, i finocchini sono “triscotti” perchè necessitano di una triplice cottura.
Nella mia visita a Refrancore, guidata dal presidente della Proloco Marco Bergantin, ho incontrato la memoria storica del paese, Mario Mortara, che mi ha parlato dei finocchini e della loro comparsa in queste terre. Oggi ci pensa Massimo Grossetti a portare avanti questa tradizione ma sembra che siano arrivati a Refrancore ad inizio Novecento.

Tradizione vuole che fu una maestrina a portare qui questo dolce. Andata ad abitare a Refrancore per motivi di servizio, impastava semplicemente farina, acqua e semi di finocchio per ottenere un impasto che doveva essere cotto tre volte: la prima, come pan di Spagna, poi, dando loro la forma di parallelepipedo, dovevano cuocere prima da un lato e poi dall’altro, per mantenere la forma e restare croccanti. La maestra andava al forno del paese per farli cuocere e il loro profumo si diffondeva in tutto il paese.

Impossibile per il finocchino passare inosservato e così divenne il biscotto tipico di Refrancore. Negli anni Trenta fu considerato addirittura alla stregua di una medicina dal medico condotto di allora, che riteneva dovessero essere perfino venduti in farmacia, visto il loro alto apporto energetico, tant’è che ai malati ricoverati all’ospedale ad Asti era consuetudine portare finocchini in scatole di latta divenute ora oggetto da collezione.
I finocchini si possono inzuppare nel vino Moscato e Malvasia oppure nello zabaione ma secondo l’esperto Mortara, per valorizzarne il loro gusto la cosa più semplice e naturale è pucciarli nell’acqua. Sarà un’esplosione di sapori originali!
Io, grazie all’accoglienza speciale ricevuta da Massimo nella pasticceria in centro di Refrancore, li ho provati in un modo assai speciale, all’ora dell’aperitivo: abbinateli ad un ottimo zabaione servito freddo e vedrete che non lo dimenticherete facilmente il gusto dei finocchini!


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