25 novembre: sappiamo bene che un giorno solo non basta

Siamo in un mondo dove la discriminazione è la normalità, e di giornate come il 25 novembre ce ne vorrebbero 365 giorni l’anno. Perché un giorno solo non basta, è uno degli slogan in voga ad Asti da tempo per il 25 novembre. Perché un giorno solo non basta, è vero, verissimo. Ogni giorno nella vita si subiscono discriminazioni: di genere, di razza, di ogni tipo laddove un essere umano può danneggiare il suo simile.
Non è pessimismo, è realtà. Non vi siete mai sentiti discriminati? Non avete mai provato la sensazione che, nonostante l’impegno, gli sforzi e i risultati ottenuti, seppur brillanti, a qualcuno non basti mai? Che ci sia sempre qualcuno pronto a danneggiare, criticare, godere del fatto di fare stare male qualcun altro? Beh, se non vi è mai capitato o vivete una vita meravigliosa o non vivete affatto.

Panchina rossa Santa Margherita di Costigliole d'Asti

Domenica scorsa ho seguito per il mio giornale la visita di Papa Francesco. Nella sua omelia durante la Santa Messa in Cattedrale ad Asti ha parlato del male facendoci riflettere con delle parole che, secondo me, vanno al di là di ogni credo religioso: “La maggioranza guarda lo spettacolo della morte in croce di Gesù, senza fare nulla. Durante la crocifissione, tanti erano credenti, non erano persone cattive, ma lo guardavano sulla croce senza chiedersi cosa poter fare per lui. Tutti questi spettatori condividevano il ritornello “Se sei il Re, salva te stesso”, ma Gesù non stava pensando a lui, stava salvando tutti. Eppure in quelle parole c’era un male contagioso. Quella gente prendeva le distanze e parlava. L’indifferenza è una brutta malattia: l’indifferenza verso i malati, i poveri, i bisognosi. Quando date l’elemosina, siete capaci a guardare negli occhi chi ve lo chiede? Sei capace di toccare la mano a chi dai la moneta? Quella gente parlava di Gesù ma non si sintonizzava su di lui. L’onda del male comincia dal prendere le distanze e si propaga così, portando a girarsi da un’altra parte.

parco tanaro per 25 novembre

In quanti guardiamo lo spettacolo delle discriminazioni senza fare niente, sia che tocchi agli altri, ma ancora di più quando tocca a noi stessi? Non è semplice ribellarsi al male. E’ più facile accettarlo e fare in modo di sopportarlo. Dentro di noi c’è così tanta forza che si accetta anche il male, quando invece la razionalità direbbe di fuggire, di farsi sentire, di farsi aiutare.
E davvero un giorno solo non basta a combattere il male che dilaga. Diceva Mark Twain: “Tra tutti gli animali l’uomo è il più crudele. È l’unico a infliggere dolore per il piacere di farlo”. La discriminazione invade ogni ambito della nostra vita, lo abbiamo visto anche nelle recenti cronache legate al mondo dello sport. Dal caso Paola Egonu agli scandali nel mondo della ginnastica, tanto per parlare di situazioni recentemente passate sotto la lente di ingrandimento.
Ma quante di queste storie accadono nella vita di tutti i giorni, accanto a noi o anche dentro di noi, frutto della cattiveria di chi incrociamo sulla nostra strada?
Ma il Papa ha dato anche un messaggio di speranza chiudendo la predica ricordando che “c’è anche l’onda benefica del bene. Come quella del buon ladrone.”
Ma per fare del bene, un giorno solo non basta. Bisogna avere il coraggio di alzare la testa e chiedere aiuto, se si è vittime, di porgere la mano, se si è spettatori. E mi piace sperare che ci sia spazio anche per redimersi, se si è carnefici.

Chi mi segue con attenzione ha potuto vedere che, nel mio piccolo, con la preziosissima collaborazione di Hastafisio, in particolare con due delle sue magnifiche donne Cristina Brunelli e Glenda Santinoli, al mio fianco in questa avventura, abbiamo scelto di parlare, ogni 25 del mese, di aspetti delicati che riguardano la vita e la salute delle donne. Il nostro obiettivo è lanciare un piccolo sasso nel grande lago delle difficoltà che la vita ci chiede di affrontare, sensibilizzando le donne a prendersi cura di se stesse e chi sta loro a fianco a fare lo sforzo di capire, perché la conoscenza e la consapevolezza delle mille complicazioni della vita possono essere affrontate con il dovuto rispetto.
Impariamo a rispettarci e a rispettare, ci vorrebbe poco per avere un mondo decisamente migliore.
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